C’è poco da fare, serve una nuova forza liberale

Qual è il problema italiano? Questo. Al governo ci sono forze sociali, prima che politiche, che credono che la ricchezza di una nazione non dipenda dal lavoro e dalla capacità di produrre bensì da uno Stato magico che deve garantire stipendi senza mansioni, pensioni senza contributi, tasse senza servizi. All’opposizione ci sono ex forze politiche che un tempo ebbero l’occasione di rimettere in ordine le cose, dando priorità al lavoro all’impresa al rischio alla libertà, ma non fecero niente per non scontentare gli Italiani sempre così fedeli alla massima che le riforme sono tanto belle ma bisogna iniziare a farle con il vicino di casa e con l’altra corporazione. Così con il passare del tempo e un governo inconcludente dopo l’altro, con un ceto politico sempre più squalificato e propagandistico si è arrivati alla rivolta popolare via social che ha portato al potere non la fantasia ma direttamente l’ignoranza. Chi crede che questa situazione cambi senza traumi è un illuso.

Le forze di opposizione, che sarebbero Forza Italia e il Pd, credono, un po’ per convenienza e un po’ per viltà, che il governo durerà poco. Berlusconi da una parte e Renzi dall’altra sono due mirabili cornuti. Il primo, suo malgrado, è un cornuto felice e attende che la moglie, la Lega, dopo essere scappata con l’amante, ritorni a casa per fare un nuovo governo di centrodestra. Il secondo, anche lui suo malgrado, è cornuto e mazziato perché gran parte della sinistra non solo è pronta ma è già accasata con il M5S del quale è così succube da continuare a farsi mettere le corna e farsi bastonare. Ma credere che il governo si sfasci e che le forze, prima politiche e poi elettorali, si scompongano per poi ricomporsi secondo il vecchio schema del passato è la Grande Illusione. Il ritorno del passato è solo il frutto immaginativo della debolezza del presente che cerca una consolazione o un rifugio per le proprie paure e per l’inarrestabile mutamento.

Le forze della maggioranza sommano al loro interno tanto il realismo quanto la demagogia, sia il governo sia l’opposizione. Lo possono fare perché giocano in splendida solitudine. Così andranno avanti vita natural durante o almeno fino a quando continuerà ad esistere uno straccio di Stato indebitato fino al collo e una cosa strana chiamata non si sa più perché Italia. Potrà sembrare curioso, ma sono proprio le forze estreme che sono al governo a costituire il centro mentre le opposizioni moderate, nutrendo comode speranze e false illusioni, si sono auto-relegate ai margini e hanno condannato le loro intenzioni liberali alla sconfitta permanente.

Una nuova situazione bipolare non nascerà fino a quando le forze più o meno liberali, di destra e di sinistra, continueranno ad essere suggestionate dall’idea comoda e irreale di ritorno al passato. Perché nasca una cosa nuova è necessario fare un passo avanti e non due indietro: è giocoforza prendere coraggio e unire i liberali da destra a sinistra nella consapevolezza che si dovranno contrapporre ai demagoghi. Solo quando si uniranno coloro che credono nello Stato di diritto, nella società aperta, nel mercato, nella crescita e nel lavoro, si avrà un contraccolpo nel campo di Agramante che ora, causa disperazione e demagogia imperante, tiene insieme interessi contrastanti.

Il patto del Nazareno, che fu fatto per finta e con vergogna, va fatto seriamente. Ma le facce di ieri non possono essere le facce di domani. Il rinnovamento passa inevitabilmente per un ricambio degli uomini che devono essere disposti a mettere al centro due cose: verità e lavoro. L’Italia non si risolleverà fino a quando non ci sarà qualcuno disposto a dire in spirito di verità che è necessario ritornare a lavorare e sacrificarsi tralasciando tutele che sono privilegi, garanzie che sono comodità, tasse che sono furti.

Il mondo è cambiato da molto tempo. L’Italia è cambiata peggiorando perché ha creduto di potersi difendere dal mondo amministrando le risorse esistenti, vendendo i debiti e aspettando la fine della tempesta. La classica stasi che produce o la reazione o l’avventura. O, peggio, entrambe con un governo che per abolire la povertà ci condannerà alla miseria sociale.

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