Col Patto Gentiloni legifera Bergoglio

Il titolo con cui Repubblica ha annunciato, nella parte più evidente della prima pagina, un articolo in cui, all’interno del giornale, si riferisce di trattative segrete del governo con il Vaticano, in altri tempi sarebbe stato impossibile.

E segnala comunque un cortocircuito culturale e politico di cui i protagonisti, nella fattispecie la sinistra di governo e quella di opinione (il cosiddetto “ceto medio riflessivo” di cui Repubblica è portavoce accreditato), non sembrano avere nemmeno contezza.

Detto in soldoni, il governo, pur di far approvare la legge sulloius soli” in questa legislatura, come aveva promesso, pur di non perdere cioè definitivamente la faccia, starebbe usando gli uomini di Bergoglio, che lo “ius soli” ha a sua volta sponsorizzato, per fare pressioni su Alfano, cioè sul leader del centro cattolico che si oppone alla legge. Il tutto per avere al Senato la maggioranza che al momento non c’è.

Non solo, l’operazione farebbe parte di una triangolazione che prevede fra l’altro, come contropartita dal Vaticano, il lasciapassare per le attività di contenimento dell’immigrazione attuate nel Mediterraneo dal ministro Minniti.

Le dichiarazioni di quest’ultimo a favore dello “ius soli” e, soprattutto, l’improvviso e inatteso realismo mostrato del Papa sulle operazioni di contenimento dell’immigrazione nel Mediterraneo (“accoglienza sì ma solo finché c’è posto”), avvalorerebbero l’ipotesi del nuovo, e alquanto perverso, “patto Gentiloni”.

Solo che quel che Repubblica non considera, e che comunque avrebbe dovuto destare scandalo in un giornale che sull’indignazione anche laicista ha creato la propria fortuna, è che, essendo il Vaticano contemporaneamente uno Stato e la sede dei vertici religiosi del cattolicesimo, non si può passare impunemente dall’un piano all’altro pur di raggiungere i propri fini politici.

Dal punto di vista strettamente politico, infatti, se un’intesa col Vaticano ci fosse, sarebbe da considerarsi a tutti gli effetti un attentato alla sovranità e autonomia dello Stato.

Il Vaticano è infatti uno Stato straniero e, per principio, non può entrare nella giurisdizione di un altro Stato, che appunto è sovrano sul suo territorio e adotta le leggi che ritiene opportuno per garantire la sicurezza e la protezione dei suoi cittadini.

È l’abc della teoria dello Stato moderno: le intese fra Stati possono essere solo interstatali, e la sovranità che non è assoluta semplicemente non è sovranità. In un sol colpo, viene poi meno anche quel principio di laicità che, pur se interpretato a volte in modo fazioso e unilaterale, ha costituito la base stessa su cui è nato lo Stato italiano.

Il conte di Cavour, ma anche semplicemente uno Sturzo o un De Gasperi, si rivolterebbero nella tomba!

L’elemento che più impressiona è però, come accennato, che interventi che, a torto o a ragione, venivano considerati un’ingerenza da parte delle gerarchie vaticane ai tempi dei governi Berlusconi e di Papa Ratzinger, vengono ora supinamente accettati da Repubblica e da tutta l’opinione media gauchiste.

Non solo: si arriva persino a digerire e a far passare come “naturale” l’intesa o il patto con tali gerarchie.

Evidentemente, le questioni bioetiche venivano percepite come di “destra”, mentre lo “ius soli” viene ora visto come una battaglia, anche simbolica, “di sinistra”.

Ciò a dimostrazione che anche i principi, a cominciare appunto da quello di laicità, sono spesso solo un paravento di cui certa sinistra, la sinistra di sempre, si serve per raggiungere i propri fini.

 

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