Dalla “Ministra” Fedeli con furore

Realizzare il sogno di diventare insegnanti o lavorare all’interno del sistema scolastico è ormai scalata ripida e risaputa. E pensare che in passato per accedere alle cattedre bastava la cosiddetta scuola magistrale, in molti casi solo la terza media per altri ruoli.

In questi anni il sistema scolastico è mutato profondamente a causa, non solo dei vari governi che in qualche modo ha devastato il sistema universitario e scolastico, ma di tutta una serie di riforme inverosimili e concorsi fantasma che hanno dato alla luce migliaia di precari.

In soldoni per insegnare alle superiori, ad esempio, ci vogliono, se si è fortunati e fino ad oggi, ben sei anni, tra laurea e abilitazione, ovviamente questo tempo non è necessario per ottenere il tanto aspettato ruolo, paradossalmente è meno complicato laurearsi in medicina e facoltà annesse ed acquisire un titolo che permetta di avere una qualifica lavorativa.

Grazie alle proposte di chi dovrebbe indirizzare le menti dei giovani, e non farle fuggire, ci ritroveremo una Nazione non solo senza identità, ma anche svuotata da una cultura millenaria sulla quale ci siamo formati.

La nostra attuale “Ministra” della pubblica istruzione Fedeli continua a vagliare proposte poco realizzabili e sicuramente non solo discutibili, ma indubbiamente senza alcun fondo costruttivo e formativo: dal tablet in classe, all’assunzione degli immigrati come personale ATA.

Se per determinati ruoli istituzionali e politici non sono necessari percorsi accademici specifici, mentre sarebbero indispensabili competenze politiche per governare il paese, allo stesso modo non va denunciata l’inclusione di immigrati che hanno, magari, determinate competenze assimilabili al nostro sistema scolastico, ma l’abuso di incompetenza da parte di alcuni, e di leggi restrittive per i cittadini italiani che non hanno accesso a determinate graduatorie e restano fuori dal sistema spesso per 0,5 punti.

È vero che con a capo chi non ha raggiunto grandi traguardi scolastici cosa potevamo aspettarci se non un’assunzione di totali incompetenti?

Nella stragrande maggioranza dei casi ci vengono imposti dei titoli che richiedono non solo un grande impegno intellettivo, ma soprattutto economico alla fine del quale spesso resta inutilizzato.

Non ci sorprende più vedere bandi ridotti ai minimi termini sulla gazzetta ufficiale sezione concorsi, fiumi di curricula inviati presso le sedi di aziende e ininterrotti colloqui in cui stranamente si è sempre secondi.

Se ci limitiamo ad analizzare i soli titoli che il nostro Paese ci impone avremo una giusta proporzione, perché per essere ministro è sufficiente la terza media per il personale ATA essere immigrato è una “qualifica”, è una questione di prospettiva ed equiparazione dei titoli, i “laureati” non li vuole più nessuno come citava anche Pippo in un suo celebre film.

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