Denatalità

La popolazione mondiale raggiunge i 7,5 miliardi e si proietta rapidamente verso i 10 miliardi.
Il consumo di risorse della terra per il suo mantenimento è elevato ancorché una parte significativa della popolazione viva ancora, nonostante i benefici effetti della globalizzazione, in condizioni di indigenza.
È molto probabile che l’uso delle risorse per il fabbisogno energetico abbia concorso al cambiamento climatico che, se prosegue con le tendenze in corso, renderà non vivibile buona parte del pianeta. Si aggiunge alle difficoltà climatiche il dramma della pandemia.

In questo contesto ambientale, l’umanità ha sviluppato conoscenze tecnologiche che possono agevolare il benessere collettivo. Una soluzione, quella dell’energia nucleare, è stata abbandonata perché inquinante. L’intelligenza artificiale e la robotizzazione invece paiono essere soluzioni efficaci anche se pongono il problema della sostituzione del prodotto artificiale all’uomo e conseguentemente possono abbassare i livelli di occupazione.
Pur essendosi registrata una forte riduzione delle disuguaglianze di reddito nella popolazione mondiale, il benessere si manifesta in particolare in specifiche aree del pianeta. Verso queste aree è in corso una migrazione delle popolazioni delle regioni più povere, con flussi che crescono nel tempo.
L’Italia è un paese di relativamente alto benessere, con tecnologia evoluta e verso il quale marciano significative migrazioni.
Da noi negli anni più recenti si è verificato un calo della natalità, in funzione di più fattori. Il primo a mio avviso è una revisione delle prospettive sul futuro; la crescita del reddito e delle opportunità che caratterizzava l’ottimismo delle precedenti generazioni è venuta meno, alla luce delle mediocri performance del paese e di una filosofia egalitarista che stempera le iniziative. In secondo luogo la donna è sempre più insoddisfatta del ruolo escludente di madre e si cimenta in altre attività che riducono il tempo da dedicare alla procreazione. In terzo luogo la madre che lavora è sempre meno assistita da terze figure che le alleviavano il peso della gestione famigliare: i nonni non convivono più e gli asili nido sono pochi e costosi.
Da molte parti si è sollevato il lamento sul calo demografico del paese e sulla necessità di interventi per la ripresa della natalità. Da alcuni si è posta quest’ultima come condizione necessaria per il rilancio post virus: qui credo che si esageri, credo che eventuali effetti si avrebbero tra oltre quindici anni.
Ma torniamo al punto della ripresa della natalità: perché? Dal riepilogo fatto più sopra emerge che le risorse mondiali si consumano per l’eccesso di popolazione; il clima peggiora per consentire a un numero crescente di umani il benessere materiale e la natura li minaccia con pandemie. La tecnologia robotizzata riduce la necessità di lavoratori, i migranti cercano occupazione e i nostri governi non vorranno certo fermarli. Non ci sarebbero ragioni quindi per sostenere l’esigenza di una ripresa demografica in Italia.
Se si esclude l’apporto dei migranti, forse l’unico problema potrebbe essere posto dalla necessità di avere un numero adeguato di contributori al nostro sistema pensionistico a ripartizione. Penso però che forse altre soluzioni potrebbero essere trovate, a partire da un rilancio della produttività che farebbe essa crescere il reddito più che il numero (di memoria prebellica) degli italiani.
Se poi, in una prospettiva generale di welfare, si vogliono aiutare le famiglie e le madri, ben venga tutto ciò, ma senza drammatizzazioni demografiche.

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