Il referendum sulla giustizia

Nel periodo del prossimo fine ottobre, sarà approvato al Senato in quarta lettura il disegno di legge sulla giustizia comprendente la separazione delle carriere. Quindi diverrà una legge di riforma Costituzionale con tre aspetti principali. Primo: all’inizio carriera i magistrati dovranno fare la scelta irrevocabile di quale tipo di carriera vorranno fare, giudicante oppure requirente. Secondo: i Consigli Superiori della Magistratura diverranno due, uno per i giudici e uno per i PM. Terzo: i membri del CSM saranno nominati mediante estrazione a sorte tra magistrati, docenti universitari, avvocati e altri professionisti selezionati dal Parlamento. Dal momento che l’approvazione della legge non avverrà con una maggioranza dei due terzi, sarà possibile sottoporla a referendum confermativo ex art.138 della Costituzione. E siccome maggioranza e opposizione hanno da tempo dichiarato di volere che i cittadini si pronuncino al riguardo, tale referendum confermativo vi terrà certamente a primavera 2026.

Al Congresso dei Socialisti Europei ad Amsterdam nello ultimo fine settimana, la Segretaria del PD Schlein ha di fatto iniziato la campagna elettorale dichiarando che “libertà e democrazia sono a rischio con l’estrema destra al governo”. Dichiarazione che non è altro se non l’ufficializzazione al massimo livello di quanto vanno dicendo vari esponenti del PD. I capigruppo al Senato Boccia (“il referendum sulla giustizia deve fermare la Meloni che vuole i pieni poteri”)  e la capogruppo alla Camera Braga (“la riforma della giustizia è un colpo alla Costituzione nata dalla lotta antifascista”) . Ma anche la responsabile giustizia Serracchiani (“è un attacco diretto alla nostra democrazia”).

L’ufficializzazione della Schlein sancisce perciò quale sarà il tema portante della campagna PD contro la riforma costituzionale della giustizia. Non una critica tecnica ai contenuti della riforma del tutto legittima, forse anche per distinguersi dall’opposizione corporativa da sempre fatta dall’Associazione Magistrati; ma una critica globale all’azione del governo bollata come lesiva dell’ordinamento democratico.

Va detto subito con chiarezza che si tratta di una svolta pericolosa per la correttezza e l’efficacia del dibattito politico italiano. Specie per chi è liberale nei comportamenti e quindi non a parole, è scorretto un dibattito in cui una parte sostiene senza alcuna prova concreta che è violata la democrazia in caso vinca l’avversario.

Le disfunzioni della giustizia emergono quotidianamente e negarle nega l’esperienza. Dunque una riforma è indispensabile. E del resto è lo stesso spirito della Costituzione a suggerire che le leggi devono misurarsi con i risultati ed adeguarsi alla realtà (poiché la Costituzione non è un libro sacro intangibile). Per questo anche la riforma della giustizia va discussa nel merito costituzionale, senza impantanarsi nei tecnicismi, senza remore dovute a chi l’ha fatta e senza essere frenati dal preoccuparsi di rispettare i privilegi di cui hanno finito per godere coloro che la amministrano. Tenendo oltretutto conto che la separazione delle carriere è uno strumento diffuso negli altri paesi democratici.

Ora, queste rapide considerazioni dovrebbero essere di per sé sufficienti ad inquadrare il dibattito referendario in un normale confronto tra tesi contrapposte. Se invece il PD intende trasformare il dibattito referendario in una sorta di giudizio epocale sulla democrazia, compie un atto inefficace (perché annulla il confronto di merito sull’ordinamento della magistratura) e al tempo stesso scorretto (perché rifiuta il nucleo democratico che consiste appunto nell’evitare di dar ragione sempre ad una stessa parte).

Per di più va osservato che è un azzardo per i conviventi lo spostare di continuo il confronto politico fuori delle questioni di merito per portarlo sui supposti pericoli corsi dai meccanismi democratici. Perché qualora nel merito i cittadini concordino con le scelte in materia fatte dal Governo – il che nella fattispecie è probabile –, tale scelta si trasforma secondo il PD in approvazione di quel supposto atto antidemocratico, determinando una situazione anticamera della guerra civile.

Insomma, il PD, dopo tre anni, non ha ancora metabolizzato una sconfitta elettorale di cui non riesce a capacitarsi. Ed evoca troppo spesso insussistenti pericoli per la libertà e per la democrazia, invece di applicarsi a costruire una concreta alternativa al governo Meloni, fatta di proposte concrete e non di formule mediatiche, che piaccia ai cittadini, non solo alla numerosa stampa amica e alle correnti interne.

Nel corso dei decenni, ha svolto e scritto migliaia di interventi pubblici  ed articoli, ed è pure autore, da solo o quale coordinatore di gruppi più ampi,  di numerose pubblicazioni a carattere politico culturale, infine si è anche impegnato nella direzione de La Nuova Frontiera editrice, che, per un quarto di secolo, ha diffuso periodici e  volumi su tematiche liberali, e successivamente, in altre iniziative analoghe, tra cul la rivista Libro Aperto. Quanto si volumi più organici da lui curati, vi sono  “Cultura e politica  nell’impegno dei goliardi  indipendenti”  scritto insieme a Giuliano Urbani (1963), “43 tesi per una Presenza Liberale” (1968) redatto per il dibattito congressuale PLI,   “Il dissenso liberale è l’infaticabile  costruttore del sistema delle garanzie” (1970), molti documenti  del PLI in vista di Congressi , in particolare  “La Società aperta” (1986) che divenne parte integrante dello Statuto prima del PLI  e dopo della Federazione dei Liberali, relazioni introduttive alle Assemblee Nazionali FDL, il discorso introduttivo del Convegno  “La ricerca, un progetto per l’Italia” (2003) e negli anni più recenti  tre volumi, “Lo sguardo lungo” 2011 (manuale su vicende storiche, ragioni concettuali e prospettive attuali del separatismo Stato religioni),  “Le domande ultime e il conoscere nella convivenza” del 2012 , e infine “Per introdurre il tempo fisico nella logica della matematica e nelle strutture istituzionali” del 2016, gli ultimi due volumi inerenti radici e significato della metodologia politica individuale come strumento cardine nella convivenza tra diversi. Ed inoltre ha pubblicato nel 2019 “Progetto per la Formazione delle Libertà” e  nel 2022  “Un’esperienza istruttiva”. In generale i suoi scritti ed interventi si trovano sul sito  www.losguardolungo.it/biblioteca/
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