Lo sapevate che l’utopia anarco-capitalistica, quella che aveva portato un teorico come Murray Rothbard (1926-1995) a estremizzare le tesi di autori liberali come Mises e von Hayek, suoi maestri, potrebbe in un domani non troppo lontano avverarsi o quanto meno approssimarsi alla realizzazione? Almeno, ciò è quanto lascia prefigurare l’applicazione del dispositivo della blockchain, che è una sorta di “Internet delle transazioni” che si propone di bypassare, mettendo in comune una svariata mole di dati, tutti gli enti intermedi (banche e Stato in primo luogo) che oggi si frappongono nei rapporti economici fra gli individui e che, in qualche modo, “distorcono” le logiche di mercato. Sarà infatti presto, secondo molti, un algoritmo che garantirà sull’affidabilità di interlocutori a noi sconosciuti e anche lontani e che darà valore alle nostre operazioni.
Lo Stato scomparirà semplicemente perché gli individui, nel rapportarsi fra loro, non ne avranno più bisogno: lo vivranno come un ostacolo diseconomico che si pone innanzi al loro cammino che è fatto di condivisioni e scambi (non solo economici in senso stretto ma anche intellettuali, morali, ecc.). Questo collegamento fra anarco-capitalismo e blockchain è evidente nel Manifesto con cui Satoshi Nagamoto lanciò e illustrò nel 2008 il modo di funzionare (cioè il protocollo) del Bitcoin (la criptovaluta basata sulla blockchain). Si tratta di un sistema di pagamento (elettronico) del tutto decentralizzato, trasparente, sicuro e immutabile, che riecheggia persino negli accenti usati la descrizione che Rothbard fece del sistema di mercato nel suo capolavoro del 1982 su L’etica della libertà (in Italia è pubblicato da Liberilibri).
Come è noto, Nagamoto, è un nome di fantasia dietro cui si cela una persona o un gruppo di persone particolarmente geniali. Fermo restando che ad oggi non è dato sapere il perché della scelta dell’anonimato, le supposizioni e le illazioni sulla vera identità di Nagamoto in questi anni si sono fatte varie e numerose. Si è pensato a informatici, ingegneri, economisti… E se invece Nagamoto fosse un filosofo, e per giunta un flosofo liberale radicale e logicamente coerente quale può essere solo un anarco-capitalista?