Anche Aristotele voterebbe NO al referendum

Ormai, restano solo pochi giorni per richiamare l’attenzione degli italiani sugli effetti del Referendum che dovrà confermare o respingere la proposta di Legge Costituzionale che tende a ridurre il numero dei deputati da 630 a 400, e quello dei senatori da 315 a 200.

Chi crede nella Democrazia Liberale ritiene che questa pseudo-riforma costituisca un grave rischio per la democrazia rappresentativa.

Aristotele apre il quinto libro della Politica con una celebre dichiarazione programmatica: “Bisogna indagare quali sono le cause per cui le Costituzioni mutano, quante e quali sono, in che modo ogni tipo di Costituzione va in rovina”.

Dovendo quindi indagare, senza superficialità, sulle vere ragioni della modifica, mi sono chiesto quale sarebbe, oggi, la risposta di Aristotele se gli venisse detto che in Italia è stata approvata una legge costituzionale per modificare il numero dei parlamentari al dichiarato scopo di conseguire un pubblico risparmio che, se distribuito, consentirebbe a ogni italiano di pagarsi un caffè in più l’anno.

Dopo essersi naturalmente chiesto quale sia il gusto del caffè, che ai suoi tempi non c’era, penso che Aristotele direbbe che si vuole modificare la Costituzione in cambio di nulla!

Riflettendo sulle sue classiche definizioni dei sistemi politici – per cui aristocrazia è il sistema in cui governano i migliori, oligarchia quello in cui governano i pochi (che poi sono in realtà i ricchi), e democrazia quello in cui governano i molti (che poi sono di solito i meno abbienti) – ad Aristotele verrebbe naturale di dire che la modifica costituzionale tende a danneggiare il sistema democratico, perché si penalizzano i molti a favore dei pochi.

Fuor di metafora, quello che appare chiaro ai liberali come noi è che il “taglio dei parlamentari”  voluto dai populisti colpirebbe la democrazia liberale e penalizzerebbe proprio il popolo, che domani conterebbe meno di oggi, favorendo una oligarchia sempre più ristretta, che sarà naturalmente portata a servire di più il proprio interesse e sempre meno quello generale.

I liberali sono ancora una volta presenti in questa nuova battaglia referendaria perché vogliono liberare la Libertà imbrigliata da false verità, una Libertà che, così procedendo, rischia di diventare sempre più oligarchica.

Votare “NO” è quindi un dovere morale per chi non vuole rendersi corresponsabile di una modifica che indebolirebbe il ruolo del Parlamento, colpendo la rappresentanza delle persone, specie le più deboli, e quella dei territori, specie quelli più periferici, mentre darebbe più forza ai capi partito nella scelta dei candidati più fedeli e accomodanti in luogo di quelli più competenti a dotati di spirito critico.

Ne risulterebbe peggiorata anche l’efficienza dei lavori parlamentari, con deputati e senatori costretti a saltare da una Commissione all’altra, e sarebbe anche più facile stravolgere altre norme della Costituzione, mettendo a rischio la democrazia rappresentativa e favorendo invece la democrazia eterodiretta dagli algoritmi elettorali che il M5S, massimo responsabile di questa riforma, sta già sperimentando nelle sue decisioni politiche.

Votando NO il 20 e 21 settembre, possiamo fermarli!

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