I Totalitarismi Del XXI Secolo

La storia non si ripete, ma fa rima, diceva Mark Twain. Oggi, infatti, stiamo assistendo alla stessa assenza di ordine mondiale, che i nostri nonni avevano vissuto all’indomani della fine della Grande Guerra.

 

La prima guerra mondiale è stata uno dei più grandi disastri geopolitici del XX secolo. A causa della guerra, quattro imperi, che rappresentavano parte dell’ordine mondiale di quegli anni, sono stati eliminati: l’impero russo, ottomano, austro-ungarico e quello tedesco. Molte nazioni sono state divise, hanno perso i loro territori, e numerose popolazioni sono state spostate in altre regioni. Il dramma della prima guerra mondiale è stato inoltre quello di generare l’affermarsi di due ideologie totalitarie del XX secolo: il nazismo e il comunismo.

 

L’errore fondamentale dei vincitori della Grande Guerra è stata l’incapacità di costruire un sistema, o meglio un nuovo ordine mondiale, in cui anche ai perdenti fosse riservato e conferito un ruolo dignitoso. Non per niente, dopo la fine della prima guerra mondiale si sono sviluppati sentimenti di revanscismo in Germania, che furono utilizzati nella retorica di Adolf Hitler per salire al potere. Di fatto, la prima guerra mondiale ha creato tutte le premesse per l’inizio della seconda guerra mondiale.

 

L’Ordine Della Guerra Fredda

Alla fine della seconda guerra mondiale, il nazismo è stato sconfitto. Rimangono solo le due ideologie delle due potenze vincitrici: il liberalismo degli Stati Uniti e il comunismo, promosso dall’Unione Sovietica. La Germania, il paese aggressore, e l’Europa vengono divisi in due parti e integrate nei due sistemi esistenti. Gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno pertanto ricreato un ordine. Nasce la Guerra Fredda.

 

La Guerra Fredda, nonostante i rischi di una escalation militare, ha mantenuto un equilibrio mondiale. Ma nel 1989, con la caduta del muro di Berlino, anche questo ordine viene abbattuto. Il comunismo è sconfitto e il liberalismo rimane l’unica ideologia.

 

Il filosofo americano Francis Fukuyama, negli anni Novanta, scrive pertanto il libro “Fine Della Storia”, in cui sostiene che il liberalismo ha vinto sulle altre ideologie del XX secolo, nazismo e comunismo, e regna come unico modellatore dell’ordine mondiale.

 

All’indomani della caduta del muro di Berlino, però, gli Stati Uniti commettono lo stesso errore delle grandi potenze vincitrici della guerra de 1914-1918. Gli Stati Uniti si sono dichiarati come gli unici vincitori della Guerra Fredda, senza riservare alcun ruolo dignitoso alla Russia, che aveva comunque partecipato alla fine dell’Unione Sovietica nel 1991.

 

Gli Stati Uniti iniziano pertanto a regnare egemoni e, di conseguenza, la democrazia liberale viene imposta come unico modello e sistema legittimo per avviare il progresso sociale ed economico. Gli Stati Uniti, quindi, seguendo il principio wilsoniano, danno inizio a politiche estere mirate alla promozione e la propagazione della democrazia liberale ovunque nel mondo.

 

La Storia Continua

Il mondo unipolare però ha molti nemici. Spinta anche da sentimenti di revanscismo, la Russia cerca di ritrovare un proprio ruolo nella storia, promuovendo un mondo multipolare. La Russia, sentendosi abbandonata dall’Occidente, cerca quindi alleanze in Asia, dove la Cina cresce come nuovo polo economico.

 

La Russia promuove anche il BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), il cui obiettivo è di costruire nuovi centri economici e finanziari, che possano esercitare un’influenza politica.

 

Il multipolarismo sembra pertanto essere possibile. La “storia” non “è finita”. La nascita di nuovi poli economici ha iniziato a erodere l’ordine mondiale liberale. La crescita economica della Cina, che minaccia l’economia americana, ha inoltre dimostrato che il progresso economico non è necessariamente relazionato alla democrazia liberale e, pertanto, altri sistemi sono possibili.

 

La Democrazia Liberale Non E’ Liberale

Ma la vera erosione della democrazia “liberale” occidentale è stata causata principalmente dalle stesse democrazie occidentali.

 

Qualcosa negli anni è cambiato. La democrazia liberale di oggi non è quella di Winston Churchill o di John Fitzgerald Kennedy. In precedenza, per democrazia liberale si intendeva una democrazia maggioritaria, che assicurava i diritti della persona. Oggi, invece, la democrazia è intesa come il potere delle minoranze contro la maggioranza, perché quest’ultima potrebbe diventare l’oppressore.

 

Si continua a parlare di democrazia “liberale”, ma in realtà è rimasto ben poco del liberalismo del XX secolo. Invece di liberale, si potrebbe dire “liberal”, la differenza la fa la “e” finale. Oggi, infatti, la democrazia “liberale” si è trasformata in un retaggio culturale marxista. Non a caso, i paesi dell’Est Europa accusano la democrazia liberale di avere le stesse aspirazioni ideologiche totalitarie del comunismo.

 

Come nel comunismo, la democrazia liberale vuole, infatti, il controllo sociale della famiglia, della Chiesa e delle associazioni private. L’intellettuale inglese John O’ Sullivan, speechwriter di Margaret Thatcher, sostiene che la democrazia liberale è impegnata in una lotta senza fine contro i “nemici della società”, diventando un’ideologia onnicomprensiva che, dietro un velo di tolleranza, poco sopporta il disaccordo.

 

“Liberal-democracy” Vs. Liberal Democracy

O’Sullivan, nella prefazione del libro “The Demon In Democracy” del filosofo e politico polacco Ryszard Legutko, inventa una differenza ortografica per distinguere tra “democrazia-liberale” (“liberal-democracy”; con il trattino) e “democrazia liberale” (liberal democracy; senza trattino) del XIX e XX secolo.

 

Secondo O’Sullivan, la “democrazia liberale” è un insieme di regole progettate per garantire che il governo si basi sul consenso dei governati. La “democrazia liberale” non impone intrinsecamente quali politiche dovrebbero emergere dal governo o quali accordi sociali debbano essere tollerati o proibiti. E’ aperta a una vasta gamma di risultati politici e disposta ad accettare una reale diversità di norme sociali, incluse quelle tradizionali. Nella “democrazia liberale”, le persone hanno un ruolo politico sia come elettori sia come cittadini che agiscono secondo libere scelte.

 

La “democrazia-liberale”, invece, ha politiche e divieti integrati nella sua struttura ideologica. O’Sullivan spiega che la “democrazia-liberale” non è realmente aperta alle istituzioni e alle politiche contrarie ai suoi istinti “liberazionisti”. Limita sempre di più la libertà di manovra su alcuni temi come le restrizioni migratorie ed è persino ostile ad alcuni valori del liberalismo come la libertà d’espressione.

 

La Società Liquida

L’odierna democrazia-liberale (seguendo il suggerimento ortografico di O’Sullivan) concepisce la società ideale come una società dai contorni liquidi. Si tratta di una società fluida senza confini, senza barriere sociali, culturali, territoriali, umane, sessuali, che ha perso la propria identità.

 

I sostenitori di questa società sono figli del marxismo e del ’68. Marx però aveva individuato come causa profonda dei mali dell’umanità la lotta di classe tra ricchi e poveri, tra borghesi e proletari. I sostenitori della società liquida invece hanno trovato nuove classi alla base delle ingiustizie sociali: l’uomo come oppressore della donna, i paesi occidentali come oppressori dei paesi in via di sviluppo, i valori occidentali come oppressori di altre culture, ecc.

 

I sostenitori della società liquida/fluida credono che, se vogliamo liberare l’umanità da queste profonde ingiustizie, dobbiamo fare ciò che ha detto Marx: il proletariato (l’oppresso) deve imporsi sulla borghesia (l’oppressore) per poter poi giungere ad una società senza classi. Lo scopo ultimo della società liquidi è quindi quello di rimuovere ogni barriera e creare un unico magma, in cui vengono eliminate la struttura di potere istituita dai soggetti oppressori e le classi sociali in conflitto. Un esempio è la nascita del concetto d’identità di genere, in cui non esiste più l’uomo e la donna, ma plurali orientamenti affettivo-sessuali.

 

La democrazia-liberale però non è solo il frutto del marxismo, ma anche della corrente “liberal” del liberalismo. La crisi dell’immigrazione in Europa nasce infatti dall’idea che l’identità collettiva (che Marx riconosceva) non esista e che non debba esistere, dato che c’è solo un’identità: quella individuale.

 

Secondo questo ragionamento, la protezione dei confini nazionali e le restrizioni migratorie non hanno alcun senso, perché non esiste alcuna identità collettiva da salvaguardare. L’identità culturale, religiosa e nazionale, in quanto identità collettive, sono negate e la società si dissolve, diventando fluida e liquida.

 

L’Ordine

La società liquida però fa sentire l’uomo smarrito, perché non riesce più a orientarsi in una società senza confini e senza regole definite. L’uomo ha bisogno di ordine e la società liquida, per definizione, non può essere organizzata od ordinata.

 

Auguste Comte, il fondatore del Positivismo, diceva “L’Amore per principio e l’Ordine per fondamento; il Progresso per fine”. La sua citazione “Ordine e progresso”, che figura sulla bandiera del Brasile (Ordem e progresso), sembra tornare più che mai di attualità. Per Comte, infatti, l’ordine e il progresso vanno di pari passo, il progresso mira all’ordine e l’ordine è finalizzato al progresso.

 

Ma come possiamo trovare un ordine giusto? Un ordine che non venga imposto come un nuovo totalitarismo? Un ordine vissuto come libertà.

 

La Società Solida

Il desiderio di ordine ha fatto crescere in Europa i movimenti sovranisti, che promuovono una società solida, basata sulla sovranità nazionale, l’identità nazionale, il nazionalismo e i valori tradizionali. Se, infatti, la democrazia liberale promuove un mondo senza confini, il sovranismo vuole invece chiudere i confini per proteggere un’unità culturale e antropologica.

 

In un’Europa, però, in cui le identità sono in continua mutazione, in cui la globalizzazione è un processo inarrestabile e la libertà di movimento è la norma, appare anacronistico parlare di “nazionalismo”. Il nazionalismo sovranista oltre che anacronistico potrebbe essere pericoloso per l’Europa, dato che rischia di rianimare conflitti dormienti tra popoli e religioni.

 

Anche per quanto riguarda la politica estera, il sovranismo sembra non avere gli strumenti necessari per risolvere le complessità della geopolitica. Se il sovranismo, infatti, si traduce in posizioni di isolazionismo, l’Occidente – in particolare l’Europa – rischia di non avere più alcuna influenza politica internazionale.

 

Per il sovranismo ogni nazione è sovrana di scegliere il proprio sistema di governo e ciascun popolo deve poter risolvere i propri problemi, senza interferenze esterne. Ne consegue che i regimi totalitari, non possono più essere soggetto di sanzioni, perché sovrani di scegliere il loro sistema di governo e di violare liberamente i diritti umani dei propri cittadini.

 

Nel sovranismo, il mondo si trasforma in un ordine multipolare, con diversi poli economici, in cui l’Occidente perde la propria egemonia economica e politica. Il multipolarismo, una volta scomparsa l’influenza occidentale, potrebbe svanire. Nuove potenze, come la Cina, potrebbero emergere e formare un nuovo ordine unipolare, in cui i diritti fondamentali dell’uomo non sono tenuti di conto. Oppure, si potrebbe formare un ordine in cui la Cina è la maggiore potenza economica del XXI secolo, e la Russia, nonostante la sua economia ridotta (ma con molte potenzialità), riesce a sviluppare il suo progetto politico euroasiatico ed esercitare una propria influenza sia in Occidente sia in Oriente.

 

Che Direzione Prendere

In Occidente, la democrazia-liberale e il sovranismo stanno combattendo per affermarsi l’uno sull’altro. O meglio, la democrazia-liberale tenta di sopravvivere per realizzare la profezia della “fine della storia”, mentre il sovranismo vuole imporsi come il nuovo totalitarismo.

 

Entrambe le due ideologie, però, sembrano portare l’Occidente verso il baratro. La democrazia-liberale vuole cancellare l’identità occidentale, mentre il sovranismo desidera portare l’Occidente verso l’isolazionismo, facendogli perdere influenza politica a livello internazionale. Il nazionalismo sovranista inoltre potrebbe risvegliare, come menzionato precedentemente, dei conflitti sulla superiorità di alcune nazioni su altre.

 

Il problema del sovranismo, come ideologia, è che non ha sviluppato un pensiero originale. Il sovranismo si caratterizza soltanto nel suo essere anti-liberale e, come il populismo, si ribella alle élites, promotrici della democrazia-liberale. Pertanto, il sovranismo è costretto ad utilizzare i concetti delle altre due ideologie totalitarie, il comunismo e il fascismo, per combattere le “élites” (l’oppressore) in modo da favorire gli interessi del popolo (l’oppresso) e affermare valori anti-liberali.

 

Per prevenire l’autodistruzione dell’Occidente, è necessario trovare un equilibrio tra società liquida e società solida. La priorità è di costruire una nuova cultura liberale, un metodo che riporti un ordine, in cui i diritti di ogni individuo vengano rispettati, e al contempo in cui l’identità collettiva non sia negata o annullata.

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