La “commissione Segre”: auspicio di concretezza

La canea mediatica sulla mozione Segre al Senato, non ha colto l’aspetto politico più concreto. Si è focalizzata sull’astensione del centro destra e sulle critiche da sinistra perché non approvare la Commissione per il contrasto a fenomeni di antisemitismo e di istigazione all’odio, equivale ad incentivarli. Ed è vero che l’astensione, almeno di Forza Italia, è stata incomprensibile. Un liberale non sedicente l’avrebbe votata. Nelle stesse ore al Comune di Dresda,  i liberali hanno votato un documento analogo che stabilisce lo stato d’emergenza nazismo visti gli atti antidemocratici fino alla violenza commessi in città (e anche lì la CDU, pure essa nel PPE, si è astenuta).

Tuttavia il punto politico concreto non è la canea sulla mozione Segre non passata all’unanimità. E’ che, di fronte ad un clima esasperato che insidia il confronto democratico, la risposta sia una Commissione straordinaria. Con i compiti abituali: controllare i fenomeni di intolleranza, attuare le convenzioni, gli accordi sovranazionali e la legislazione nazionale, fare proposte in campo legislativo e agire a livello nazionale e internazionale.

L’inefficacia di tali strumenti la prova la stessa mozione istitutiva. Fa un lungo elenco dei provvedimenti già presi ovunque dagli anni ‘60. Eppure siamo tuttora immersi nel clima di odio (non solo in Italia).  Dunque il dato sperimentale è che Commissioni di questo genere non modificano il clima.   Su questo dovrebbe centrarsi il dibattito civile: i problemi del convivere non si risolvono con atti solenni in cui si dichiara di volerli risolvere. Servono atti concreti per modificare i meccanismi dell’odio e della violenza. E poi la consapevolezza che qualche spinta del genere resterà e che è fronteggiabile formando il cittadino al conflitto democratico e, oltre  i confini del reato penale, con fermi ed immediati interventi repressivi.

Spinte all’odio permarranno perché, nonostante i sogni ideologico religiosi, fa parte dell’animo umano disconoscere la diversità altrui e i suoi uguali diritti.  Ma uniformare le diversità come proposto (nel passato e oggi) da quei sogni, crea molto più disagio di quanto ne elimini. La soluzione più efficace per diminuire l’odio è esercitare la libertà individuale, le regole che la realizzano e l’attenzione a ciò che avviene. Perché le matrici dell’odio antisemita sono visibilmente nella destra sovranista e nella sinistra antisionista, ambedue nemiche della libertà.  E perché la libertà non consente di ignorare la storia e quindi non viola la libertà sanzionare chi nega la Shoah (fatti documentati).

In conclusione, la Commissione Segre sarà utile se non si occuperà di chi si è astenuto e di slogan roboanti ma deciderà azioni concrete di aiuto alla diversità prima di fare discorsi etici e morali contro l’odio che convincono solo chi è già convinto.

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