Per un 25 aprile colorato dal tricolore

La ricorrenza del 25 aprile si avvicina a grandi passi e mai come quest’anno sarà carica, o meglio caricata, di significati politici. Tutti sanno come andò la storia, ma giova ripercorre sinteticamente la genesi della ricorrenza.

Il 25 aprile nasce come celebrazione della “liberazione del suolo italiano dall’occupazione nazista” del 1945. Già, perché l’otto settembre del ‘43 le forze armate tedesche invasero l’Italia, paese considerato da quel momento un nemico a tutti gli effetti, al pari di Francia e Inghilterra, con l’aggravante del “tradimento”: il peggiore dei nemici. L’Armistizio di Cassibile di cinque giorni prima (3 settembre ‘43) ad opera del Governo Badoglio che destituì Mussolini, sancì infatti il disimpegno dell’Italia dall’alleanza con la Germania nazista e la resa incondizionata agli anglo-americani che furono considerati di fatto i nuovi alleati. Le forze armate tedesche, sciaguratamente sostenute da quella parte di fascisti che aderirono alla cosiddetta Repubblica Sociale, si distinsero per la particolare ferocia usata nei confronti dei nuovi nemici italiani. Ne sono testimonianza le tante rappresaglie che hanno insanguinato il Paese: ad ogni sconfitta militare sul campo, corrispondeva una “vendetta” nei confronti dei civili italiani, perlopiù rastrellati nelle carceri ad opera dell’alleato fascista repubblichino.

In questo quadro nasce la Resistenza, volta a liberare il suolo italiano dall’oppressore nazista. Una gran parte di giovani rifiutò la leva militare poiché li avrebbe costretti a combattere gli italiani al fianco dei nazisti ed anche diversi militari, per la stessa ragione, disertarono. Così nacquero le formazioni partigiane, i partiti c’entravano davvero poco.

Nell’aprile del 1945, i nazisti furono sconfitti e lasciarono il suolo italiano. L’Italia liberata volle ricordare quel momento, così De Gasperi propose la ricorrenza del 25 aprile come celebrazione della liberazione dell’Italia dall’occupante nazista, sostenuto dai fascisti della Repubblica Sociale. La ricorrenza prese il nome di “liberazione dal nazi-fascismo”.

Nel tempo, essa di trasformò di fatto in “giornata anti-fascista” e le bandiere rosse presero il sopravvento su quelle tricolori, così la celebrazione della liberazione del suolo italiano dall’occupante nazista, da ricorrenza nazionale, si é trasformata in ricorrenza politica, spesso divisiva, occasione di strumentalizzazioni politiche di vario genere.

Anche il prossimo 25 aprile sarà così? Sì, certo, anzi lo sarà anche più che in passato poiché, con ogni probabilità, i più trasformeranno la ricorrenza in pretesto anti-governativo. Le grandi manovre sono già iniziate e lo si capisce dalle polemiche seguite alla dichiarazione di Palazzo Chigi del 24 marzo scorso, in ricordo dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Ecco il testo della dichiarazione: Oggi lItalia onora le vittime delleccidio delle Fosse Ardeatine. Settantanove anni fa 335 italiani sono stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia dellattacco partigiano di via Rasella. Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani. Spetta a tutti noi – Istituzioni, società civile, scuola e mondo dellinformazione – ricordare quei martiri e raccontare in particolare alle giovani generazioni cosa è successo in quel terribile 24 marzo 1944. La memoria non sia mai un puro esercizio di stile ma un dovere civico da esercitare ogni giorno.

La strage delle Fosse Ardeatine fu una rappresaglia nazista anti-italiana. La dichiarazione dice solo il vero. Ma dice tutto il vero? No, non proprio tutto, sarebbe bastato aggiungere poche parole e cioè che le “truppe di occupazione naziste” furono sostenute dalla Repubblica Sociale, per rendere perfetta quella dichiarazione. Ciò nondimeno non ci sono gli estremi per una polemica così irridente come quella che ne é derivata. Ancora una volta si ha la dimostrazione di come nella percezione collettiva il senso della ricorrenza sia stato stravolto: da celebrazione della liberazione del suolo italiano dall’occupante nazista a “giornata anti-fascista”.

Chi ha davvero a cuore l’emancipazione del nostro Paese non può non lavorare al superamento di questo bloccante equivoco storico e a un nuovo patto fondativo nazionale, grazie al quale questa ricorrenza possa nuovamente e orgogliosamente ritrovare il tricolore.

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