La persona umana

<<Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l’uomo perché te ne ricordi e il figlio dell’uomo perché te ne curi? Eppure lo hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato>>. (salmo 8). L’uomo, inteso come genere umano, è dunque vertice della creazione (cfr. Gen 1,28), posto in cima alle creature e secondo solo a Dio. Ciò sottolinea che la persona umana ha una dignità inalienabile, come si legge in Gaudium et Spes al cap.1. Inoltre, la legge morale che è in noi, riconosce e spinge verso il rispetto reciproco tra le persone. Con queste attuali, minuziose differenziazioni sembra che torni in auge la filosofia del “homo somaticus” che riguarda cioè la dimensione corporea dell’uomo. Ma la dignità dell’uomo deve necessariamente comprendere anche tutte le altre dimensioni contemplando anche ”homo sapiens” “homo vivens” “homo religiosus”. Quasi tutti i grandi filosofi hanno fatto delle riflessioni sul corpo ma esclusivamente in rapporto con l’anima. Ci piace qui ricordare come Platone abbia addirittura tripartito l’anima connettendola al soma così da avere una anima razionale (cervello) che attiene al pensiero, una irascibile (cuore) che attiene ai sentimenti, e una concupiscible (visceri) che attiene ai bisogni del corpo. Ora la frantumazione dei generi porta a formulare leggi sempre più specifiche che circoscrivono e sottolineano la diversità. Dette leggi, ancora in itinere, tentano di difendere piccole porzioni di diritto estrapolando il particolare dall’universale col rischio di prevaricare e annichilire il diritto universale. Anzi, universalizzando il particolare si prevarica tutto ciò che esula dal particolare stesso. Il rimedio quindi risulterebbe peggiore del male. Il rispetto dovuto alla persona umana nella sua totalità deve contemplare tutti gli ambiti del “gioiello della creazione”: l’uomo. Se si tenesse presente questo semplice principio non ci sarebbero prevaricazioni contro cui combattere. Perché non è meno grave una violenza verbale e fisica nei confronti del genere femminile, come gli orrendi e inarginabili “femminicidi” o nei confronti della vita nascente, ma anche nei riguardi dei bambini già nati ma abusati e finanche uccisi. Oppure il disonorevole, squallido commercio delle persone umane, ridotte a “cose”, dove la dignità sembra perduta per sempre.  Se per ogni tipologia di sopruso, purtroppo esistente, è necessaria una nuova legge che differenzia anche le pene, istituendole ad hoc, allora la persona umana nella sua specifica totalità ha conosciuto i suoi giorni ed ora non gli si accorda più il rispetto dovuto. Al di sopra delle norme, occorre promuove il rispetto profondo per la persona umana, altrimenti imbocchiamo la strada del labirinto delle Leggi ed è fatale incontrare il minotauro ivi racchiuso… .

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