L’esperimento di Javier Milei ad un bivio. Un futuro pieno di incognite

L’esperimento di Javier Milei, il presidente ultraliberista dell’Argentina eletto alla fine del 2023, sta affrontando la sua prima vera crisi, che non è solo economica ma anche politica e istituzionale. Le promesse iniziali di “shock terapeutico” per risanare un’economia storicamente instabile si stanno scontrando con la realtà di una società che si è ritrovata impoverita, di un sistema politico frammentato e soprattutto con i mercati che iniziano a dubitare seriamente della sostenibilità del progetto.

Dopo quasi due anni di governo, e un’iniziale luna di miele con gli investitori internazionali, il clima sembra cambiare. La situazione si è aggravata notevolmente dopo la sconfitta elettorale subita dal partito di Milei nelle elezioni provinciali nella Provincia di Buenos Aires, dove il candidato del peronismo ha vinto con ampio margine (47,3% contro circa il 33% di La Libertad Avanza). Questa provincia rappresenta quasi il 40% dell’elettorato nazionale ed è considerata un termometro della politica argentina: una perdita in questa regione viene letta come una bocciatura della linea economica del governo da parte della popolazione.

La reazione dei mercati è stata immediata: il peso ha perso oltre il 5% in un solo giorno, l’indice Merval, l’indice principale della borsa argentina, ha subito un crollo superiore al 13% e i titoli di stato denominati in dollari hanno registrato perdite significative, con i rendimenti in forte aumento. Gli investitori hanno iniziato a disinvestire in massa dai titoli argentini, mentre la domanda di dollari è aumentata drasticamente, costringendo la Banca centrale argentina (BCRA) a intervenire. Solo nella giornata del 19 settembre, l’istituto ha bruciato svariati milioni di dollari (si ritiene circa 379, ma alcuni si spingono fino ad oltre 600) delle sue riserve per difendere il peso: si tratta del livello più alto di intervento in un solo giorno dal 2019. Le riserve lorde si aggirano intorno ai 39 miliardi di dollari, ma le riserve nette — cioè, quelle effettivamente disponibili per sostenere la valuta — sono molto più basse: secondo diversi analisti, attualmente sarebbero addirittura in territorio negativo. L’Argentina si troverebbe quindi a corto di munizioni per difendere la propria moneta.

Questa emergenza ha spinto il governo a rivolgersi agli Stati Uniti per un sostegno straordinario. Secondo fonti autorevoli tra cui Reuters, Financial Times e Bloomberg, il Tesoro americano starebbe negoziando con l’Argentina un pacchetto di assistenza finanziaria da circa 20 miliardi di dollari, utilizzando lo strumento dell’Exchange Stabilization Fund. Questo fondo, gestito dal Tesoro USA, serve per interventi straordinari di stabilizzazione valutaria e potrebbe essere usato per fornire liquidità diretta al BCRA, acquistare titoli argentini denominati in dollari e fornire una linea di swap temporanea in dollari per aiutare il paese a gestire l’attuale crisi di liquidità. Tuttavia, si tratta di una misura temporanea e altamente condizionata: Washington, infatti, pone requisiti stringenti in termini di trasparenza, coerenza del programma macroeconomico e continuità delle riforme.

Il pacchetto USA si andrebbe ad aggiungere al già esistente programma con il Fondo Monetario Internazionale, che prevede un totale di 20 miliardi di dollari fino al 2026. Il FMI ha da poco rivisto al ribasso gli obiettivi di riserve nette richiesti all’Argentina, ammettendo implicitamente che il paese non è in grado di rispettare i parametri originari. Anche questo rappresenta un segnale preoccupante per gli investitori. La Banca Mondiale, la Banca Interamericana di Sviluppo e la CAF (Corporación Andina de Fomento) stanno anch’esse valutando prestiti e linee di credito straordinarie, ma i tempi sono lunghi e la pressione dei mercati è immediata.

Per cercare di ottenere afflussi rapidi di valuta estera, il governo ha anche temporaneamente sospeso le tasse sulle esportazioni di prodotti agricoli strategici, come grano, soia e carne bovina, nella speranza di ottenere circa sette miliardi di dollari in entrate fresche da parte degli esportatori. Tuttavia, la misura ha avuto effetti limitati, è durata pochi giorni e c’è chi sostiene che sta mettendo in dubbio il consenso nel settore rurale, che potrebbe sentirsi tradito quando per l’annuncio della reintroduzione dei dazi.

Politicamente, la sconfitta elettorale nella Provincia di Buenos Aires è un colpo durissimo: Milei non dispone di una maggioranza solida al Congresso e fatica a ottenere il sostegno dei governatori provinciali, molti dei quali sono contrari al suo piano di smantellamento dello stato e dei sussidi. I principali pacchetti legislativi, come quello sulla riforma del lavoro, la deregolamentazione del mercato interno e la liberalizzazione del sistema sanitario e scolastico, sono bloccati o fortemente ridimensionati. Inoltre, crescono le proteste sociali: i tagli alla spesa pubblica hanno colpito trasporti, energia, pensioni, università e sanità.

L’inflazione, pur in leggera discesa rispetto ai picchi del 2023, resta superiore al 120% su base annua e i salari reali continuano a perdere potere d’acquisto. La disoccupazione è in aumento e una percentuale ancora molto consistente della popolazione continua a vivere sotto la soglia di povertà. Milei sostene che il suo piano economico sta funzionando e che è necessario “resistere ancora pochi mesi” per vedere i risultati strutturali. Ma molti economisti avvertono che, senza un’iniezione rapida di fiducia e liquidità, l’intero impianto può crollare. La possibilità di un default tecnico non è esclusa: il debito estero argentino, già ristrutturato più volte negli ultimi vent’anni, oggi è considerato ad alto rischio e i rendimenti dei bond a 10 anni mantengono rendimenti a due cifre segnale che i mercati stanno  temendo un eventuale fallimento.

A peggiorare le cose, si aggiunge una crescente polarizzazione politica: mentre una parte della popolazione sostiene Milei come unico leader in grado di rompere con il passato fallimentare del peronismo, un’altra parte lo accusa di affamare il popolo e svendere il paese agli interessi stranieri. La tenuta sociale è fragile, e le tensioni potrebbero esplodere già questo autunno, quando entreranno in vigore nuovi aumenti delle tariffe energetiche e si concluderà la moratoria sui mutui indicizzati.

L’esperimento “Milei” sembra essere dunque ad un bivio critico: senza l’immediato sostegno degli Stati Uniti e degli organismi internazionali, l’Argentina rischia una crisi valutaria e finanziaria simile a quella del 2001. Le riserve sono insufficienti, la fiducia degli investitori è ai minimi, le tensioni politiche crescono e la popolazione è stremata da anni di recessione e inflazione. L’unica ancora di salvezza potrebbe essere una linea di credito esterna rapida e robusta, ma gli analisti concordano che anche questa, da sola, non sarà sufficiente se il paese non riuscirà a stabilizzare il quadro politico e ristabilire un minimo di consenso sociale. Milei, nel suo discorso più recente, ha affermato che “chi abbandona adesso l’aggiustamento è un codardo”, ma il rischio concreto è che, prima ancora di completare il suo piano, sia costretto ad un compromesso o, peggio, a un passo indietro.

Il futuro dell’Argentina resta dunque incerto, sospeso tra una terapia d’urto che sembra lenta a dare i risultati sperati e una società sempre più inquieta e sottoposta alle pressioni dell’opposizione.

Dal 2016 dirigente Responsabile Ufficio Consumer Protection e dal 2012 a tutt’oggi, Responsabile Ufficio Camera di conciliazione ed arbitrato presso la Consob. Membro del Comitato Tecnico Scientifico della ”Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici di Roma-Capitale”, via San Nicola da Tolentino, 45, 00187 Roma; Membro del Comitato Scientifico della “Fondazione Einaudi-Onlus”, Via della Conciliazione, 10 –  Roma; Membro del Comitato Scientifico “’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti – UCID”,  Via delle Coppelle,35 Roma Membro del Comitato Scientifico della “Fondazione Vittime del Fisco” – Milano; Membro del Comitato Scientifico della rivista scientifica “Osservatorio sull’uso dei sistemi ADR” – Caos- Editoriale – Roma. Docente di “Economia e finanza etica” – Dipartimento Economia presso la Delegazione italiana dell’”Università Internazionale per la Pace – ONU (Costa Rica), via Nomentana n.54 – Roma; Docente di Economia Politica – Dipartimento di Criminologia” dell’”Università Popolare Federiciana – UniFedericiana”; Docente a contratto e Direttore scientifico per i Master di I livello in “Economia e diritto degli intermediari Finanziari” (edizioni 2016-2017, 2018-2019) presso “Università degli Studi Niccolò Cusano – Unicusano”, via Don Gnocchi, 1- Roma; Docente di “Economia e finanza”, nonché membro del Senato accademico dell”’Università Cattolica Joseph Pulitzer di Budapest” dal 2018. Cavaliere di Merito dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme; Cavaliere di Merito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio Per una biografia più dettagliata vi invitiamo a visitare il sito della Fondazione Luigi Einaudi
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