Don’t look up

Ho visto alla tv il film Don’t look up. Il tema era lo scontro tra chi voleva deviare una cometa in corsa verso la terra e quindi in grado di annientare l’umanità e chi voleva invece frantumarla in prossimità dell’impatto, così da poterne recuperare il contenuto che sarebbe caduto a pezzi sul nostro pianeta. L’argomento dei secondi era che la cometa risultava costituita da materiali utili per i cellulari, le batterie e i sistemi informatici in quantità tale da risolvere il problema dell’approvvigionamento di tali materiali, al momento quasi esauriti, e da consentire l’eliminazione della povertà nel mondo.
Mi sembra che sia vicino a questo il tema posto quotidianamente dagli economisti: c’è una ricchezza concentrata e dobbiamo togliere questa concentrazione di ricchezza dalle mani di Bill Gates e compagni e consentire così il miglioramento egalitario delle condizioni di tutti gli abitanti nel pianeta. Nessuno però dice che la ricchezza di Bill Gates e compagni è costituita da asset finanziari che sono la attualizzazione dei profitti futuri generati dalla tecnologia e dai brevetti in loro possesso, tutte cose che non si mangiano e non si abitano.
Se, per semplificare, consideriamo la ricchezza del mondo come costituita da quattro componenti: case, animali commestibili, vegetali commestibili e telefonini, per risolvere il problema della fame è necessario produrre case e prodotti da mangiare, non distribuire proprietà di telefoni cellulari. Un po’ meno falsa è la soluzione prospettata dai cattivi del film: con maggiori disponibilità di litio e altri minerali sofisticati si possono alimentare le batterie e, anche se indirettamente, cambiare le sorti dei poveri rendendo più agevole la produzione dei beni necessari alla sopravvivenza.
Se la ricchezza complessiva è una torta con le quattro componenti citate, non è indifferente quale delle componenti cresce; certo che se crescono i telefonini il benessere dell’Africa e del Bangladesh non cambia molto. Il problema è semmai un altro: come aumentare le diverse componenti del prodotto (o della ricchezza) senza causare un aumento dell’inquinamento. Gli animali domestici e l’energia per gestirci e costruire inquinano, quindi occorrono scelte e sacrifici. Non ultime quelle sul numero degli abitanti: un conto è l’inquinamento prodotto dai consumi di un miliardo di esseri umani un secolo fa, un conto è quello di 8 miliardi di esseri di oggi. Ne dovremmo concludere che, da un lato, non possiamo ostacolare troppo la denatalità, dall’altro, che dobbiamo fare in modo di creare una produzione di beni che migliorino in modo diffuso le condizioni di vita con tecnologie non inquinanti, rispolverando ove possibile il nucleare e rinunciando alla pretesa di salvaguardare ad ogni costo bellezze ambientali (queste in certi casi dovranno subire ad esempio la presenza delle pale eoliche). In tale prospettiva, anche i cattivi del film potevano trarre qualche giustificazione alla loro posizione, purché questa si traducesse in beni utili e non nei risultati fittizi che l’oro delle colonie portò secoli addietro alla Spagna, facendo credere che fosse ricchezza quella che alla fine era inflazione o consumo transitorio.

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