Il cibo in Costituzione

La Bellanova vole il cibo in Costituzione,
Bravi questi politici, umani, sempre colla premura del benessere del cittadino.
La Costituzione è un po’ come il bagagliaio dell’utilitaria quando negli anni ’70 si partiva per il mare per starci du’ mesi; ci doveva entra’ tutto: pentole, scolapasta, caffettiera, piatti e posate, lenzuola e cambio lenzuola, asciugamani, abbronzante, canotto gonfiabile e remi, pinne, secchielli e palette, biglie, aquilone, teli da spiaggia, occhiali da sole.

E poi, si capisce, no? Oggi è il cibo. Domani sarà la tenda parasole o la vasca con l’idromassaggio.
Domani l’altro toccherà al materasso ergonomico.
Tutti hanno diritto al materasso ergonomico, no?
Nel manuale di diritto pubblico è scritto che, senza, al cittadino è come se fosse negato il diritto al sonno.
E’ tutto un groviglio di diritti, ‘un ci si capisce più nulla.
Ma il cibo resta di importanza primaria, ispira i fondamentali “rapporti gastronomico-sociali”.
Sperando ‘un si tratti di soli pane, pasta in bianco, vinello e un po’ di frutta e che, insomma, s’abbia il diritto anche a una bella puttanesca o a ‘na lasagna fatta col ragù alla bolognese.
Poi, se paga Pantalone, io non mi vergogno, pretendo il pollo arrosto, girato in un letto di patate, con il rosmarino.

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